Sfrido





Quando "l'Isola che non c'è"… esisteva
Il Comune si è dovuto adeguare. La trasformazione dei punkabbestia ha portato Palazzo d'Accursio a chiudere "l'Isola che non c'è", il centro che accoglieva una parte dei giovani senza dimora accompagnati da cani. Questi ragazzi sono diminuiti (25-30 al massimo), così l'attenzione dell'amministrazione si è spostata sugli "emuli" part-time. Ma resta significativa l'esperienza dei cinque anni di vita della struttura di via dell'Industria
di Catia Barone



Nel racconto di James Matthew Barrie "l'isola che non c'è'" era un luogo fatato dove si rifugiavano "i ragazzi che non volevano crescere mai". Forse, l'omonima struttura di via dell'Industria assumeva lo stesso significato per i punkabbestia che accoglieva. E come ogni storia per l'infanzia che si rispetti, prima o poi arriva il lieto fine. Peccato che nella realtà le cose non siano andate proprio così. I giovani ospiti, infatti, si sono trovati di nuovo in strada.

"L'isola che non c'è" era uno spazio finanziato dal Comune e interamente dedicato a ragazzi senza dimora accompagnati da cani, dove potevano alloggiare 24 ore su 24. La struttura nacque come tentativo di allontanare dal centro storico il bivacco e risolvere il problema del degrado. Dal 2001 l'"Isola" ha accolto una media di 30 ragazzi (più di 354 persone in totale) e si è avvalsa della presenza costante di psicologi, educatori e della consulenza volontaria di medici, veterinari e avvocati di strada bolognesi. Fino a quando l'Amministrazione decise che i problemi da risolvere erano ben altri: «"L’Isola" è stata chiusa perché il fenomeno degli storici punkabbestia non è considerato più rilevante come 4-5 anni fa e gli "studenti emuli" sono diventati la nuova emergenza da affrontare – spiega Remo Quadalti, della cooperativa La Rupe, ideatore dell'"Isola che non c'è" -. Già dal mese di maggio 2007, per mancanza di fondi, avevano preannunciato l'intenzione di verificare l'andamento del progetto e decidere se era il caso di tagliare le spese». E così è stato, o peggio: «Secondo quell'analisi i punkabbestia erano diminuiti - continua Quadalti - così il 15 ottobre 2007 hanno definitivamente chiuso il centro». In realtà, sono stati altri i motivi ufficiali: il progetto di un cantiere della Tav e la presenza di un traliccio dell'Enel che rende l'area non abitabile. Ma è chiara la mancanza di fiducia nel progetto da parte del comune per gli ospiti e la cooperativa Rupe che gestiva la struttura.

"L'Isola" era l'unico programma specifico per punkabbestia in Italia, un'esperienza interessante di autogestione da dove molti sono ripartiti verso una nuova esistenza. «Il piano - racconta Remo Quadalti - non è nato a tavolino, ma avvicinando un gruppo di giovani che avevano occupato la cascina di via del Gomito. Nel 2001 il Comune ci ha affidato uno spazio attrezzato con container in via dell'Industria e il permesso di ospitare 30 persone per tre mesi consecutivi. Abbiamo subito dovuto affrontare il problema di stabilire delle regole di convivenza tra persone che non erano abituate ad averle, ma anche intervenire sul fenomeno dell'abuso di sostanze stupefacenti, e distinguere gli spazi abitativi tra i ragazzi e gli animali». Eppure avvicinarsi non è stato facile e così immediato: «All'inizio ci siamo presi cura soltanto dei cani - spiega Danila Mongardi, responsabile delle relazioni esterne del Centro di accoglienza La Rupe - perché i ragazzi non accettavano il nostro aiuto. Infatti, per questi giovani i cuccioli non sono soltanto degli animali, ma molto di più: con loro vivono in simbiosi e condividono tutte le difficoltà della giornata. Così abbiamo scelto dei veterinari per conquistare la loro fiducia, e il cane è diventato lo strumento fondamentale per instaurare un rapporto con i punkabbestia». Poi, negli ultimi anni, gli operatori della cooperativa Rupe hanno pensato di formare i cosiddetti "Peer Educator": «Abbiamo individuato alcuni "isolani" - continua Danila Mongardi - quelli che secondo noi potevano assumere il ruolo di mediatori e stavano da più tempo nell'Isola. In pratica, dovevano dare informazioni corrette sull'uso delle sostanze stupefacenti, gestire le regole, i turni, e far passare alcuni messaggi a chi entrava per la prima volta nella struttura. Alla fine si è rivelata una strategia innovativa e vincente».

L'Isola ha rappresentato per molti l'opportunità di confrontarsi con gli operatori sociali, affrontare i problemi e cercare di risolverli, ma anche un momento di tregua dalla strada, utile per riflettere sulla vita e magari rendersi conto che ci sono altre possibilità. Adesso che faranno? «Non isoliamo gli isolani» si preoccupa Remo Quadalti. «I pochi punkabbestia che sono rimasti a Bologna hanno comunque bisogno di una risposta ai bisogni primari: un posto letto, una doccia, cure per i cani, interventi sanitari, uno spazio di socializzazione e un contatto con i servizi sociali». Al momento, non c'è la volontà politica né di riaprire una struttura simile, né di attivare servizi specifici per queste di persone.






Sfrido - Mostra Fotografica
16 dic 05 > 16 gen 06 - Bologna

Il 16 dicembre 2005 alle ore 17.30, presso la Sala Esposizioni della Chiesa dell’Antoniano di Bologna in via Guinizzelli 3, si terrà l’inaugurazione della mostra fotografica “SFRIDO”, promossa dal Comune di Bologna in collaborazione con Gruppo Hera S.p.a, Coop Adriatica ed il patrocinio della Regione Emilia Romagna. L’esposizione è corredata da un libro fotografico pubblicato da Damiani Editore, con testi introduttivi di Massimo Pavarini e Stefano Benni.
L’Amministrazione Comunale, da diversi anni, gestisce un centro di accoglienza rivolto alla popolazione marginale di strada denominata “punkabestia" presente sul territorio di Bologna.
Da circa un anno alcuni “punkabestia” ospiti di questa struttura sono stati coinvolti in un laboratorio fotografico che ha previsto il diretto utilizzo da parte loro di apparecchi fotografici, con l’obiettivo di favorire una rappresentazione il più veritiera possibile del loro universo.
Sotto la supervisione del fotografo sociale Mattia Insolera (Agenzia Grazia Neri), che ha curato anche la fase di formazione, ragazzi e ragazze sono stati stimolati a fotografarsi nei vari momenti della giornata e nelle situazioni più svariate sia all’interno del centro di accoglienza che nel loro quotidiano confronto con la città.
La mostra è il risultato di tale lavoro.

A seguire l’inaugurazione della mostra, dalle ore 18.30 si terrà un dibattito a cui parteciperanno:
- Adriana Scaramuzzino - Vicesindaco del Comune di Bologna
- Massimo Pavarini - Consulente del Sindaco per la sicurezza
- Amelia Frascaroli - Istituzione Comunale per l’inclusione sociale
- Padre Alessandro Caspoli - Chiesa dell’Antoniano di Bologna

Il catalogo della mostra (Damiani Editore) sarà in vendita in libreria a partire dal 2 gennaio 2006.

Scheda tecnica della mostra:

Titolo: SFRIDO

Sede: Sala Esposizioni Chiesa dell’Antoniano, Via Guinizzelli 3, Bologna

Periodo: 16 dicembre 2005 – 16 gennaio 2006

Inaugurazione: Venerdì 16 dicembre ore 17.30

Orario di apertura: da lunedì a sabato 10.00 – 17.30. Domenica chiuso

Catalogo: Damiani Editore

Informazioni: Settore Politiche per la Sicurezza
Piazza XX Settembre 6, 40121 Bologna
Tel. 051 6088211 – Fax 051 6088220
sfrido@stockbridge.it

Sala Esposizioni Chiesa dell’Antoniano
Tel. 051 3940211


Scheda tecnica del volume:

Titolo: SFRIDO
Autore: Collettivo SFRIDO
Prefazione: Massimo Pavarini, Stefano Benni
Pagine: 176
Misura: 29,7 x 21 cm, formato irregolare
Prezzo: € 30,00
Lingua: Italiano
Uscita: Gennaio 2006
ISBN: 88-89431-38-5
Editore: Damiani
Tel. 051 051 6350805 – Fax 051 6347188
www.damianieditore.it - info@damianieditore.it

Ufficio stampa: Studio Pesci
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